La traduzione di un libro richiede settimane, ovvero mesi.
Nel nostro caso sono state coinvolte due traduttrici.
Una madrelingua inglese con ottima conoscenza dell’italiano si è occupata della traduzione vera e propria da italiano a inglese. Una madrelingua italiana con ottima conoscenza dell’inglese ha avuto il compito di rileggere e revisionare tutto il testo.
Le due traduttrici, oltre che per la conoscenza delle lingue, sono accomunate dalla passione per la cucina italiana e internazionale.
La collaborazione tra le due professioniste ha attivato un dialogo propositivo sul testo e sulle soluzioni traduttive.
Imprescindibile il supporto dell’autore Giorgio Milandri, nonché di Martina Vecchione, nostra referente all’interno di Maggioli Editore.
È stata subito chiara la necessità di un incontro con il committente prima di avviare l’attività di traduzione per capire quale fosse il pubblico target e orientare le scelte.
Per chi è pensata la traduzione inglese del documento? Quali saranno i canali di pubblicizzazione e commercializzazione? Si può supporre che l’acquirente di questa pubblicazione sia una persona che conosce la cucina italiana? Oppure anche una persona completamente digiuna?
E qual è lo scopo delle ricette? Far capire come si compone un piatto che possono assaggiare a La Sangiovesa o dare loro la possibilità di replicare le ricette a casa?
O ancora semplicemente il libro in inglese potrebbe essere un acquisto-ricordo della loro vacanza in Italia?
Il testo è ricco di caratterizzazioni e ha bisogno anche di accorgimenti che esulano dalla traduzione intesa come trasposizione da una lingua all’altra.
Il libro contiene elementi connotati culturalmente che sono chiari per un lettore italiano e che vanno spiegati ad un lettore straniero.
A titolo di esempio un “Guido Cagnacci” diventerà “il pittore Guido Cagnacci”; “Maggioli è il Cipriani della
Romagna” richiederà una esplicitazione e simili.
Foto che contengono testi, magari all’interno di una targa, non richiedono solo la traduzione della didascalia, ma anche delle parole della targa perché il lettore straniero possa cogliere una sfumatura importante.
Le parti in dialetto con corrispondente in italiano, sebbene altamente connotative e suggestive per un lettore italiano, appesantirebbero il testo rivolto a turisti stranieri.
Un capitolo a sé è rappresentato dalla traduzione delle ricette. La traduzione delle ricette è molto complessa in generale, ma in particolare in questo libro sono presenti tanti aspetti specifici che hanno reso il lavoro ancora più attento.
Sicuramente le ricette devono essere adattate al lettore.
Si pensi solo all’adattamento necessario anche a livello regionale, vista la ricchezza della nostra cucina: “cassoni” (sconosciuti in altre regioni), “rosole” (ingrediente non comune), “squacquerone” (conosciuto ma comunque tipico della zona) e altri.
L’adattamento per un pubblico straniero è ancora maggiore.
A volte, cose scontate per noi italiani, non lo sono affatto per gli stranieri (molti farebbero fatica a sentire la differenza tra grana padano e parmigiano reggiano) e il ruolo del traduttore non è solo “tradurre da italiano a inglese”, ma rendere il testo comprensibile al lettore, talvolta “riscrivendolo”/”adattandolo”.
Sembra semplice tradurla, ma sono emersi tanti dubbi, legate alla specificità culturale.
Un turista straniero che legge la ricetta potrebbe aver bisogno di indicazioni più precise rispetto alla versione italiana. Alcuni esempi?
Se può essere facile fare i passatelli, non è altrettanto facile tradurre la ricetta. E soprattutto una traduzione letterale non aiuterebbe il turista straniero.
Clicca qui per visitare il sito dell’Osteria La Sangiovesa.
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