Gli interpreti non sono semplicemente “quelli che conoscono bene due lingue”.
Parliamo infatti di una professione molto complessa che richiede, oltre alla conoscenza di una o più lingue straniere ad alti livelli, anche una serie di competenze trasversali.
Se non l’hai già fatto, leggi l’articolo Chi è l’interprete e cosa fa? per maggiori informazioni su questa affascinante professione.
Essere un interprete certamente significa conoscere in modo approfondito almeno due lingue dal punto di vista del lessico, della terminologia, della grammatica, dei linguaggi settoriali.
Significa avere alle spalle una formazione accademica specifica che si acquisisce preferibilmente con un corso di laurea in Traduzione e Interpretariato.
Inoltre, chi svolge questa professione possiede particolari competenze o attitudini, alcune delle quali innate, altre che si possono affinare con l’esperienza: spiccate doti comunicative, velocità di parola, grande concentrazione, prontezza, sangue freddo e, non per ultimo, una buona dose di empatia e facilità nelle relazioni sociali.
Per mia esperienza personale, posso dire che parlare di fronte a una platea di ascoltatori è generalmente fonte di stress.
Certamente con il tempo e l’esperienza si migliora e si impara ad affrontare queste situazioni.
Tuttavia, il tempo rende anche consapevoli del fatto che difficilmente si riuscirà a tradurre tutto, ogni singola sfumatura e parola, ma ci saranno sempre imprevisti e complicazioni.
Come per esempio un concetto espresso male dall’oratore o che può sfuggire all’interprete stesso, una pronuncia difficile, un ritmo troppo veloce.
Tuttavia, ogni problematica generalmente è perfettamente risolvibile se la si affronta con sangue freddo, autocontrollo e resistenza allo stress.
Ho chiesto a tre nostre interpreti quale fosse per loro la dote più importante per un interprete.
Ecco cosa mi hanno risposto.
La prima ha messo l’accento sulla prontezza.
“Saper agire in modo tempestivo, prendendo decisioni in modo rapido durante l’interpretazione.
Può capitare a volte che non si abbia subito a disposizione il termine esatto per tradurre una parola o non si comprenda chiaramente concetto espresso dall’oratore.
In questi casi l’abilità di un interprete sta nel risolvere i problemi con prontezza, ad esempio parafrasando il termine che non è noto, oppure aggirando il concetto che non è stato ben compreso”.
Flessibilità è la parola chiave della seconda che dice:
Sapere essere flessibili e adattarsi. Può capitare che uno speaker possieda un accento piuttosto marcato o una pronuncia diversa dallo standard a cui si è più abituati. In questi casi bisogna avere una mente aperta e flessibile, essere rapidi nell’adattarsi. Allo stesso modo, se uno speaker parla troppo velocemente è necessario adeguarsi alla sua velocità, evitando di perdersi, magari tagliando qualcosa ma veicolando le parti centrali del suo discorso.
La terza interprete afferma che la dote più preziosa è la concentrazione.
“È importante essere in grado di rimanere concentrati mentre altre persone parlano.
Se si traduce in simultanea il grado di concentrazione è massimo perchè si deve ascoltare attentamente l’oratore e allo stesso tempo tradurre oralmente le sue parole.
Mentre si traduce bisogna continuare ad ascoltare chi parla, per cui è come se il cervello fosse diviso in due. Ci vuole un po’ per abituarsi!”
È anche per questo che dopo un po’ di tempo, generalmente una ventina di minuti, i due interpreti in cabina si danno il cambio.
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