Quando si parla di vendita di vino in Cina, ci sono sicuramente voci più autorevoli della nostra a livello di competenze sull’esportazione e sulla specificità dei vini italiani.
Noi qui vogliamo trattare l’argomento “solo” da un punto di vista linguistico e culturale.
Per entrare nel mercato cinese, è indispensabile tradurre il sito in cinese, ma non è sufficiente una semplice traduzione.
Ci vogliono diversi accorgimenti, non solo linguistici.
Parliamo di:
In primo luogo, il sito deve avere un hosting locale in quanto il “Grande Firewall Cinese” filtra e blocca i contenuti web che non risiedono su server cinesi.
Il secondo punto riguarda la struttura del sito. Un sito web cinese ha una struttura più complessa, ricca di informazioni e contenuti multimediali, come foto, video, e link diretti ai social network.
Il sito di un’impresa che vuole vendere in Cina deve contenere quindi molte informazioni, ma anche elementi multimediali.
Facebook, Instagram, Twitter… non sono la scelta giusta se vuoi vendere in Cina. Facebook è bloccato per gli utenti cinesi.
L’applicazione in assoluto più popolare è WeChat. Imprescindibile per dialogare con i potenziali clienti cinesi. L’app di messaggistica istantanea infatti si è evoluta ed è molto diffusa (anche per i trasporti, per pagare bollette, ordinare cibo…).
Viene ora utilizzata comunemente anche per le videochiamate e videoconferenze e corrisponde al nostro Zoom.
Da tenere in considerazione anche Weibo, sito di microblogging, che combina le funzionalità dei nostri Instagram, Twitter e Facebook. Può essere sfruttato per aumentare la brand awareness, sponsorizzare dei contenuti, rimandare a piattaforme e-commerce, avviare collaborazioni con key opinion leader.
A questo link un approfondimento su Weibo.
Una buona traduzione va di pari passo con una buona analisi in ottica di SEO, Search Engine Optimization.
Bisogna fare uno studio sulle parole chiave nella lingua di arrivo ed è bene ricordare che Google non è il primo motore di ricerca in Cina.
Bisognerà quindi orientarsi su Baidu, che è il motore di ricerca più diffuso, seguito da Qihoo.
Il lavoro sarà condotto in tandem da un traduttore professionista e un consulento esperto di SEO per posizionare al meglio il sito sul mercato di riferimento.
Non vanno sottovalutati aspetti prettamente culturali.
Un esempio è l’uso dei colori. Se nella cultura occidentale il bianco è collegato a un’immagine di purezza, in Cina è il colore del lutto.
Va fatta una considerazione anche sui contenuti.
Se la cultura occidentale è considerata a basso contesto, in cui il testo ha la funzione di trasmettere informazioni, la cultura cinese al contrario è considerata ad alto contesto e predilige una forte presenza di elementi multimediali.
I nomi propri che non hanno un equivalente in cinese sono oggetto di una traslitterazione: si scelgono dei caratteri il cui suono sia quanto più possibile simile al nome italiano.
Solo un madrelingua cinese può procedere a questa resa, anche per escludere la presenza di caratteri che possano veicolare un significato negativo.
I caratteri vengono scelti in base al significato positivo, se possibile anche in base all’estetica (intesa proprio come bellezza visiva del carattere) e alla sensazione positiva/armonica che questo carattere dà in combinazione con gli altri perché, ad esempio, la pronuncia di tre caratteri insieme ricorda quella di altri tre con significato positivo/beneaugurale.
I cinesi sono piuttosto scaramantici.
In alcuni casi sarà utile aggiungere specifiche come “famiglia” o “cantina” vicino ai nomi propri per facilitare la comprensione del lettore finale.
I vini conosciuti a livello internazionale hanno una già una traduzione ufficiale in cinese, a cui il traduttore deve fare riferimento.
Per la resa di toponimi, vitigni e vini, si può fare riferimento ad un valido strumento realizzato da Gambero Rosso in collaborazione con l’Istituto Confucio di Milano, ovvero il “Dizionario dei vini e dei vitigni d’Italia” italiano-cinese.
Mentre per i nomi propri di vari artisti italiani, possono esistere versioni leggermente diverse (ad esempio con un carattere cinese piuttosto che un altro), ma ugualmente accettabili perché ampiamente utilizzati in siti o portali ufficiali.
Un altro caso è dato dai realia, ovvero tutte quelle parole che indicano oggetti, concetti o fenomeni tipici di una determinata cultura, e che non trovano pertanto corrispondenza in un’altra lingua.
Alcuni esempi: frazione (intesa come località), marasca (varietà di ciliegia, dalle dimensioni ridotte, dal gusto amaro e acidulo), strozzapreti (tipo di pasta fatta a mano)… In questi casi la traduzione richiede l’aggiunta di informazioni utili al lettore per capire di cosa stiamo parlando.
Termini inglesi comuni nel linguaggio italiano scompaiono in cinese, dove si tende ad utilizzare corrispettivi cinesi.
Vale la pena soffermarsi sulle unità di misura, in particolare ettaro ed ettolitro.
Sebbene esistano i corrispettivi in cinese, questi non sono di uso comune ed è preferibile faciliare il lettore cinese riportando i corrispettivi più comuni. Per cui gli ettari si convertono in mu (dove 1 ettaro corrisponde a 15 mu) e l’ettrolito in litri.
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Segnaliamo un articolo di Value China con 5 top tips specifiche per il settore vino a questo link.
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