Abbiamo già spiegato che per tradurre bene dei testi sul vino non è sufficiente un buon glossario.
Leggi il nostro primo articolo: Perché è difficile tradurre il vino
I testi presentano tanti aspetti e quindi una terminologia che spazia in vari settori specifici. Vediamo più da vicino a cosa ci riferiamo.
Cosa si traduce quando si lavora sul vino? E perché il lavoro del traduttore è così impegnativo?
Sebbene alcuni aspetti possano sembrare più semplici di altri, va considerato che il settore del vino è in evoluzione e la lingua con esso.
Un tempo non esisteva la figura del flying wine maker, ad esempio, e quindi neanche la parola. Se è vero che l’italiano ama prendere in prestito parole dall’inglese, è così anche per altre lingue?
Il traduttore deve fare le dovute ricerche terminologiche quando traduce in una lingua straniera, sia essa europea o non.
Può limitarsi a riportare dati generici così come indicazioni tecniche relative a clima, microclima, altitudine, orientamento… fino ad aggiungere approfondimenti sugli aspetti geologici.
Che la descrizione delle fasi della produzione sia concisa o estremamente dettagliata, poco importa per il lavoro del traduttore che dovrà comunque conoscere bene le tecniche viticole ed enologiche, che impiegano metodi tradizionali o tecniche innovative.
In questo modo, comprenderà esattamente il testo di partenza e potrà renderlo con precisione nella traduzione.
Un esempio per le traduzioni in francese, quando in italiano si parla di “invecchiamento” ci sono due corrispettivi in francese e per scegliere il più opportuno bisogna valutare se ci si riferisce alle operazioni effettuate prima dell’imbottigliamento (= élevage) o dopo l’imbottigliamento (= vieillissement).
Le schede tecniche sono spesso un riassunto di vari aspetti a cui si aggiungono gli abbinamenti con i cibi e le note di degustazione.
In particolare, i termini che si riferiscono alla degustazione, e quindi alla valutazione organolettica, sono estremamente specifici.
Per non parlare delle difficoltà di traduzione tra lingue che appartengono a culture diverse.
Ecco che un testo che parla di vino diventa un testo complesso che mescola specificità di vari ambiti.
Localizzare il vino significa assicurarsi che il prodotto sia percepito nel mercato target nello stesso modo in cui viene percepito nel mercato di origine. È importante che la traduzione non porti ad una sua involontaria svalorizzazione.
Ad esempio, sarebbe poco logico proporre abbinamenti con gorgonzola o spaghetti alla bolognese, se si propone il vino in un paese asiatico dove questi prodotti non fanno parte dell’alimentazione quotidiana o sono difficili da trovare.
Il ruolo della localizzazione sarà sostituire questi piatti con altri più comuni e accessibili.
Anche le unità di misura vanno convertite in base al lettore target.
Un esempio: ettaro ed ettolitro in cinese.
Sebbene esistano i corrispettivi in cinese, questi non sono di uso comune ed è preferibile faciliare il lettore riportando i corrispettivi più comuni. Gli ettari si convertono in mu (dove 1 ettaro corrisponde a 15 mu) e l’ettrolito in litri.
Un altro aspetto centrale da considerare è la trasposizione di nomi propri, toponimi, viti e vitigni in alfabeti diversi dal nostro. Alcune parole saranno traslitterate o tradotte foneticamente in altre lingue come russo, cinese, giapponese e coreano.
Ma i problemi di traduzione possono sopraggiungere anche tra paesi culturalmente a prima vista più vicini e una conoscenza del settore si rivela fondamentale per una corretta resa.
Un esempio. In Europa e in Australia un Cabernet Sauvignon deve contenere almeno l’85% di uve Cabernet Sauvignon, mentre negli Stati Uniti la percentuale scende al 75%. Nel tradurre per il mercato statunitense è opportuno tenerne conto.
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Leggi anche: Il caso delle traduzioni turistiche. Perché sono insidiose?
Rimandiamo al glossario in inglese del Wine Spectator per approfondimenti terminologici.