Tradurre il vino non è una cosa che si fa automaticamente, solo perché si conosce una lingua straniera.
Nell’esempio, ho citato l’inglese, ma la frase resta in piedi con qualsiasi altra lingua.
Facciamo un passo indietro, slegando il discorso dalla lingua in cui si traduce.
Per capire la complessità di una traduzione legata al vino, partiamo da un’analisi del testo italiano.
Ci aiuterà a renderci conto delle tante sfumature.
Di cosa parleremo in questo articolo?
Rendersi conto della complessità del testo di partenza, ci farà capire che bisogna affidarsi a un professionista specializzato nelle traduzioni in ambito enologico.
Innanzitutto, i testi che parlano di vino si distinguono in base al target. A mio avviso, possiamo individuare tre macro-categorie:
Tre tipologie testuali che avranno peculiarità traduttive diverse, sebbene afferiscano tutte al mondo della viticoltura.
Voglio spendere una parola in particolare sulle descrizioni dei vini.
Se in parte sono composte da indicazioni oggettive che descrivono dettagli tecnini come uve, resa, affinamento… dall’altra c’è una parte soggettiva che è quella data dalla descrizione degustativa (ed emotiva) in cui si prova a coinvolgere il consumatore nell’esperienza dell’assaggio.
Queste descrizioni richiedono una traduzione evocativa, che suoni bene all’orecchio del lettore e che lo coinvolga emotivamente.
Più che una traduzione letterale, un buon traduttore creerà un testo adatto che aiuti anche il consumatore meno preparato da un punto di vista tecnico ad apprezzare e “viaggiare” con le parole che descrivono il vino, in tutti i suoi aspetti.
Il vino è da sempre elemento integrante della vita quotidiana della popolazione italiana e lo sta diventando ancora di più. A questo link uno studio sui dati del consumo di vino in Italia.
Non ci rendiamo conto, ma sono una infinità e spaziano in tanti ambiti!
Innanzitutto, come riporta l’Associazione Italiana Sommelier, gli elementi presi in considerazione quando si valuta un vino sono:
Tre aree che hanno una ricchezza di vocabolario ampia che non si traduce aprendo il dizionario, ma avendo conoscenze specifiche nel settore.
Pensiamo al colore, che sembrerebbe una cosa banale. Del colore di un vino si esaminano tonalità, intensità e vivacità (colore vivo, luminoso, spento, piatto…). Le sfumature possono essere rese con composti come “rosso rubino”, “bianco carta”, “giallo limone” ma anche con aggettivi tipo “paglierino”, “verdolino”, “aranciato”, “ambrato” ecc.
Si noti qui che “aranciato” – che in generale indica una relazione con l’arancia – fa riferimento alla sfumatura se si parla di colore o al profumo/sentore se si parla dell’odore.
Quando si passa alla limpidezza e consistenza, si usano parole come velato, brillante, fluido, consistente, viscoso.
Nel descrivere il profumo la serie di aggettivi usata è ampia perché si fa riferimento a ben dieci gruppi fondamentali di odori riconosciuti dagli studiosi e comunemente riscontrati nei vini. E si sviscerano nel dettaglio le singole sfumature odorose richiamando odori riscontrabili in natura in altri elmenti come fiori, frutti, spezie, o altri prodotti come tabacco, caffè o cioccolato. E dopo i profumi più intensi, emergono i sentori.
Nella terza fase, si descrive il sapore del vino e qui concorrono tutti i fattori relativi al gusto. Si descrivono quindi una serie di parametri: struttura, equlibrio, persistenza, intensità e qualità gusto-olfattiva.
Un vino può essere giovane, pronto, maturo, disarmonico, armonico, abboccato, tannico, dolce, leggero, morbido, fresco, vellutato, rotondo, robusto, pieno…
Senza renderci conto, facciamo ricorso ad un linguaggio metaforico:
Bisogna fare attenzione ai casi di polisemia, ovvero quando una parola fa riferimento a due cose diverse.
Un esempio è acerbo: la parola può indicare un vino giovane e acido, non pronto, oppure un vino maturo ma con un eccesso di acidità e tannini.
Non mancano termini francesi ormai di uso comune nel settore. Alcuni esempi? Perlage, bouquet o terroir. Il traduttore dovrà verificare se rimangano invariati nella lingua in cui sta traducendo.
Il linguaggio italiano per parlare di vino è estremamente complesso e variegato. Bisogna conoscerlo alla perfezione per poterlo tradurre in una lingua straniera.
Quindi non basta conoscere una lingua straniera e avere un dizionario per tradurre bene i testi legati al mondo del vino. Bisogna affidarsi a un professionista che sia specializzato nelle traduzioni in ambito enologico.
A te la scelta tra agenzia o libero professionista.
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